Faenza è la città della ceramica, ma ospita anche un vero scrigno dell’arte neoclassica: Palazzo Milzetti.
Esso è l’esempio dell’elegante gusto architettonico e decorativo che si sviluppò a Faenza durante il Neoclassicismo.
Pochi anni dopo il terremoto del 1781 che causò il danneggiamento delle case di proprietà dei Milzetti, il conte Nicola decise di iniziare la costruzione del palazzo chiamando all’opera l’architetto faentino Giuseppe Pistocchi e in seguito anche il pittore Felice Giani che, con l’aiuto della sua bottega, si occupò della realizzazione delle decorazioni fino al 1805.
Al piano terreno è possibile visitare gli ambienti in cui viveva il conte compresi la sua biblioteca, che meraviglia per la sua eleganza semplice e funzionale, e il famoso antibagno ovale, considerato uno dei capolavori di Felice Giani che per questa stanza si ispirò all’arte di Ercolano.
Salendo poi al piano nobile, attraverso il solenne scalone, si è introdotti nella grande Sala Ottagonale detta Tempio di Apollo.
Di qui si passa nella Sala delle Feste o Galleria di Achille dove la volta ribassata e una decorazione continua garantiscono un effetto di luminosità e meravigliosa eleganza. Infine si accede alla camera da letto degli sposi, la cui decorazione racconta la storia del ritorno a casa di Ulisse e della fedeltà di Penelope. Notevoli in questa sala sono le sete ottocentesche alle pareti che incantano con il loro sognante motivo notturno.
Dopo una breve sosta nel grazioso cortile interno, la visita prosegue raggiungendo il centro della città: Piazza del Popolo.
Sulla piazza si ergono il Palazzo del Podestà e il Palazzo Municipale che in origine era la reggia dei Manfredi, signori di Faenza.
Su Piazza della Libertà, prolungamento di Piazza del Popolo, si affacciano invece il rinascimentale Duomo (Cattedrale di San Pietro apostolo), la barocca Fontana Monumentale, risalente al 1621, e la Torre Civica o Torre dell’Orologio ricostruita in stile barocco dopo la distruzione in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra mondiale che la rasero completamente al suolo.
di Roberta Zanutto
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